Le manovre salvavita in Italia vengono eseguite solo nel 15% dei casi

manovre salvavita

In Italia solo nel 15% dei casi vengono eseguite le manovre salvavita e di rianimazione prima dell’arrivo dei soccorsi. Irc e Fondazione Castelli alleati per sensibilizzare sul delicato tema

Di corsi di rianimazione cardiopolmonare se ne fanno (per fortuna) tanti. Quando però si tratta di passare al «dunque» e mettere in pratica quanto si è appreso, tuttavia, qualcosa non funziona per il verso giusto. Secondo le statistiche internazionali, infatti, oggi solo nel 15% dei casi vengono eseguite le manovre salvavita prima dell’arrivo dei soccorsi. Se la percentuale aumentasse fino al 50-60% si potrebbero salvare 100mila vite ogni anno.

Perché la gente si tira indietro di fronte a un arresto cardiaco?

I dati sulle percentuali di chi, di fronte a una persona che crolla a terra, interviene senza andare nel panico perdendo minuti preziosi devono almeno interrogarci. Perché accade tutto questo? «Non stiamo facendo abbastanza, risponde Andrea Scapigliati , presidente di Italian Resuscitation Council e dirigente medico dell’Unità operativa di cardioanestesia e terapia intensiva cardiochirurgica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma. Stiamo facendo molto dal punto di vista legislativo: possiamo essere orgogliosi in Italia di avere messo nero sui bianco certi passaggi con la Legge Balduzzi sui defibrillatori nel mondo sportivo e anche con l’iniziativa dell’insegnamento obbligatorio del primo soccorso a scuola, ancora in fase di decollo. Ma proprio questo ci ha insegnato che tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare impetuoso, per cui dobbiamo mettere in pratica quanto previsto dalle normative. Le nuove generazioni si stanno impegnando più di altre, ma non è sufficiente. Stesso discorso per le società sportive e la Legge Balduzzi:non sappiamo quanti defibrillatori siano installati negli impianti e quante siano le persone formate al loro utilizzo».

In Italia, leggi all’avanguardia: ma quanto vengono applicate?

Allora si rischia di continuare a fare soltanto teoria? «In realtà queste iniziative sulla diffusione della cultura della rianimazione e delle manovre salvavita cardiopolmonare funzionano. Dove il mare viene colmato, la percentuale di persone che si ferma a soccorrere è aumentata — sottolinea Scapigliati —. E non parlo soltanto di realtà come la Danimarca, che ormai ha fatto scuola, ma anche nel Regno Unito dove la percentuale di rianimazione cardiopolmonare eseguita da chi assiste a un malore è di oltre il 40%». E aggiunge «Stiamo lavorando nella direzione giusta, ma ancora non riusciamo a coprire tutto. La bassa sopravvivenza dei pazienti colpiti da un arresto cardiaco è dovuta al fatto che la maggior parte degli episodi avviene in presenza di testimoni, non in luoghi pubblici, ma a casa. I familiari finiscono nel panico, non hanno a disposizione il defibrillatore e magari non c’è un’altra persona presente che possa intervenire in modo distaccato con manovre salvavita. Gli stessi defibrillatori dovrebbero essere percepiti come qualcosa di più amichevole e meno inquietante: Irc sta pensando a come potere consigliare alle istituzioni modalità per rendere meno complesso usare il defibrillatore nel caso si trovasse ad assistere a un arresto cardiaco» .

La nuova Giornata mondiale dell’arresto cardiaco e l’iniziativa al Colosseo

Il 16 ottobre è da quest’anno il «World Restart A Heart Day» cioè la Giornata mondiale di sensibilizzazione sull’arresto cardiaco con il patrocinio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e iniziative in tutto il mondo. In questa giornata, insieme ai volontari della Fondazione «Giorgio Castelli» che ha formato alla rianimazione cardiopolmonare gli addetti del Parco Archeologico del Colosseo a Roma, Italian Resuscitation Council inviterà ad imparare le manovre salvavita con postazioni e dimostrazioni pratiche nella cornice dell’Anfiteatro Flavio utilizzando anche una nuova tecnologia: attraverso un caschetto per la realtà virtuale e sensori per le mani collegati a un computer, sarà possibile simulare in 3D e in modo realistico una corretta procedura di rianimazione. «Vogliamo anche quest’anno attrarre l’attenzione per spiegare come alcune semplici azioni, eseguibili da chiunque, possono salvare la vita di chi è colpito da arresto cardiaco, dice il presidente di Irc. Per questo la nostra associazione è molto impegnata nella formazione e nella divulgazione: solo nell’ultimo anno abbiamo realizzato oltre 10mila corsi di formazione rivolti a quasi 130mila partecipanti tra operatori sanitari e persone comuni con particolare attenzione al mondo della scuola». Si stima che ogni anno circa 400mila persone in Europa, 60mila in Italia perdano la vita per arresto cardiaco improvviso; molte di loro avrebbero maggiori possibilità di salvezza se soccorse tempestivamente e adeguatamente nei primissimi minuti successivi alla perdita di circolazione. Se chi assiste all’arresto cardiaco iniziasse la rianimazione cardiopolmonare prima dell’arrivo dell’ambulanza, le possibilità di sopravvivenza aumenterebbero di 2-3 volte.

La realtà virtuale per imparare

Per favorire la diffusione delle manovre salvavita, cioè il massaggio cardiaco, le ventilazioni di soccorso e la defibrillazione precoce, IRC ha creato un nuovo strumento che utilizza la realtà virtuale (Virtual Reality CPR #VRCPR) indirizzato non solo agli operatori sanitari ma anche alla gente comune e agli alunni delle scuole. Indossando il caschetto della realtà virtuale collegato a un computer è possibile infatti simulare un primo soccorso su una vittima di arresto cardiaco. Questo nuovo approccio è stato presentato dai ricercatori di IRC al congresso «Nuove tecnologie in rianimazione» organizzato tra il 20 e il 22 settembre scorsi a Bologna dallo European Resuscitation Council. Al congresso, a cui hanno partecipato oltre 1.300 delegati da oltre 50 Paesi di tutto il mondo, si è discusso anche di altre novità scientifiche come lo studio sull’utilizzo dell’adrenalina condotto in Inghilterra su oltre 8mila persone colpite da arresto cardiaco al di fuori dell’ospedale che ha indicato come l’adrenalina aumenti la sopravvivenza a breve termine ma non quella oltre i trenta giorni, facendo crescere il numero di pazienti con condizioni neurologiche molto compromesse. IRC (Italian Resuscitation Council) – Gruppo italiano per la Rianimazione Cardiopolmonare, nasce nell’ottobre del 1994 con lo scopo primario di diffondere la cultura e l’organizzazione della rianimazione cardiopolmonare in Italia. L’Associazione coinvolge medici di diverse discipline e infermieri attivamente impegnati nel settore della rianimazione cardiopolmonare intra ed extra ospedaliera. L’attività di IRC si integra con quella di analoghe Associazioni italiane e straniere e in modo particolare con quella di European Resuscitation Council.

Fonte: Corriere Salute

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