Caregiver familiare, "un lavoro da donne"

caregiver familiare

Caregiver familiare: per una donna su 5 l’impegno è considerato “gravoso”. L’indagine Ipsos presentata a Roma da Farmindustria, in collaborazione con Onda.

CAREGIVER, prendersi cura di un familiare malato, una parola inglese che nel nostro paese riguarda soprattutto il mondo femminile. È questo, infatti, il ruolo del caregiver familiare, svolto quotidianamente da quasi 9 italiane su 10. Strette fra il lavoro, i figli e la cura di un anziano. Vere e proprie manager delle cure familiari, che assistono un parente ammalato o disabile e parlano con il medico di famiglia, il pediatra, il cardiologo, l’oncologo e così via. Pronte a rinunciare al proprio tempo libero perché “tutto sia a posto”. E che per conciliare esigenze familiari e lavorative trascurano gli interessi personali e persino la salute. Per poi ritrovarsi, in alcuni casi estremi, completamente sole a gestire della propria malattia, anche se grave. È quanto emerge dall’indagine Ipsos presentata a Roma a un evento di Farmindustria, in collaborazione con Onda-Osservatorio nazionale sulla salute della donna, ‘Soprattutto donna! Valore e tutela del caregiver familiare’.

I dati

Lo studio ha preso in esame un campione di 800 donne adulte: solo per il 14% delle italiane il coinvolgimento come caregiver familiare è nullo o quasi. Per il restante 86%, con diversi gradi di intensità, l’equilibrismo tra troppi ruoli e compiti è una realtà quotidiana. Le necessità familiari che ruotano attorno alla sfera della salute sono di competenza delle donne che sono presenti al momento della prevenzione (66%), vegliano sul percorso terapeutico (65%), sono l’interlocutore privilegiato del medico nella fase della diagnosi (58%) e della terapia (59%). Tale incombenza è ancora più intensa quando si tratta della salute dei bambini, quando la donna delega solo in una ristrettissima minoranza di casi al proprio partner la cura (6%) e i rapporti con il pediatra (5%). Donne che danno molto, ma cerano di pesare il meno possibile sui loro cari quando sono loro ad avere bisogno. C’è un forte livello di autonomia quando sono loro ad avere bisogno di cure: nel 46% dei casi di problemi lievi di salute e nel 29% degli eventi più gravi, la donna fa da sé. E fa tanto più da sé, quanto più è già abituata ad assumersi molteplici incombenze: il 68% delle donne con alto tasso di coinvolgimento nel caregiving si ‘arrangiano da sole’.

Un risparmio per la sanità

“Nel 90% dei casi la donna è caregiver familiare e nel 60% dei casi è manager della famiglia. Spesso le persone anziane non assumono farmaci come dovrebbero e questo porta a maggiori spese per via delle maggiori ospedalizzazioni. Grazie a questo ruolo femminile, che va valorizzato, abbiamo delle persone più in salute e diamo un ulteriore contributo alla sostenibilità perché un’aderenza alla terapia previene dei ricoveri ospedalieri che hanno un impatto psicologico e non solo economico per il paziente che li subisce”, spiega il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. L’idea degli esperti riuniti nel convegno organizzato da Farmindustria è quella di dare un maggior riconoscimento a questo ruolo femminile. E per questo lanciano un appello alle istituzioni. “Questo ruolo va riconosciuto, spiega Adriana Bonifacino, presidente Incontra Donna e responsabile senologia dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, vogliamo fare proposte concrete alle istituzioni per una maggiore appropriatezza delle cure. Vanno coinvolte le società medico-scientifiche, i medici e anche le associazioni che potrebbero occuparsi della formazione del caregiver familiare”.  

Stanche e stressate

Dai dati della ricerca emerge che un terzo circa (28%) delle famiglie delle donne intervistate c’è almeno un soggetto bisognoso di accudimento, perché portatore di una fragilità. In prevalenza di tratta di persone anziane, più o meno autosufficienti (20% in totale), ma in un caso su 10 si tratta di un malato grave o di un soggetto disabile. Nelle famiglie in cui la donna si occupa di qualcuno gravemente malato – 9% dei casi – è quasi sempre una persona anziana (madri, padri, un coniuge), mentre più rari sono i figli gravemente malati.

Senza aiuto

Anche in questo caso, la delega è quasi nulla: un terzo delle donne lavora senza aiuti, circa la metà può contare su una collaborazione in famiglia, mentre soltanto nel 14% dei casi ci si appoggia a un aiuto esterno. Ovviamente questo incide sulla propria soddisfazione personale (51% di insoddisfatte tra coloro che si occupano di un malato grave). Un problema visto che numerosi studi hanno messo in evidenza quanto l’eccessivo carico di incombenze sia causa di stress per le donne.

L’Italia indietro

L’elevato coinvolgimento e lo sforzo che il ruolo del caregiver familiare richiede, fa sì che la percezione delle donne rispetto allo stato delle politiche di welfare in Italia risulti arretrato quando confrontato al resto dell’Europa (per il 69% delle intervistate). Appare chiaro alle donne italiane che la crisi ha impresso un cambiamento nei bisogni della popolazione (72%), che i responsabili delle politiche sanitarie non hanno saputo interpretare adeguando il sistema di welfare (70%) soprattutto ai bisogni delle fasce di popolazione più esposte (69%). E il 46% è consapevole del fatto che il sistema così com’è non è sostenibile.
Fonte: Repubblica.it

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